I cinesi, la morte: un mistero?
Una delle vette dell’intolleranza, nel nostro paese, è quella che riguarda le elucubrazioni e le battute di spirito sulla morte dei membri della comunità cinese.
I cinesi sono immortali? O bruciano clandestinamente i morti per riciclarne i passaporti? Addirittura i più volgari insinuano perfino, credendosi spiritosi, che i defunti siano serviti nei ristoranti cinesi agli ignari avventori occidentali.
Su questi temi Associna, associazione dei cinesi in Italia, ha scritto una lettera di denuncia e protesta. I cinesi considerano sacri i propri defunti, che diventano spiriti antenati e protettori dei vivi. Per questo le insinuazioni nostrane, anche se sussurrate o scherzose, feriscono profondamente la comunità cinese.
Ma perché sono così rare le morti cinesi in Italia, e perché non ne parlano? I cinesi considerano la morte un tabù, una sfera da non nominare, che porta sfortuna. Le madri insegnano ai figli a non dire “ho fame da morire”, ma semplicemente “ho fame”.
L’auspicio è quello di morire nel proprio paese e nella propria casa, circondati dai propri cari. Così i cinesi, che in Italia portano avanti imprese familiari, raggiunta la maturità cedono l’attività ai figli e tornano in Cina.
Tuttavia i rappresentanti della comunità cinese di Mantova, in un seminario organizzato dall’associazione “Gli Sherpa”, ci hanno raccontato alcuni aspetti dei riti per i defunti. Nello Zheijang, regione orientale della Cina da cui provengono la maggior parte degli immigrati in Italia, ai morti vengono dedicati altari e tombe grandiose, prevalentemente sulle montagne. La festa dei morti si celebra in aprile. Le famiglie, tutte riunite, salgono sulle montagne con la colazione al sacco, accendono due lumini presso le tombe, bruciano rettangoli di carta gialla che rappresenta il denaro offerto per la vita dei defunti nel mondo degli antenati, e raccontano a questi ultimi come si è svolta la vita familiare nell’ultimo periodo.
Non ci hanno narrato, però, del funerale vero e proprio, generalmente sontuoso ed elaborato, che comporta ingenti spese e cortei con canti, suoni e scoppio di petardi. Il colore del lutto, come in buona parte dell’Oriente, è il bianco, cioè l’assenza del colore. Il pianto è sentito come necessario, e come giusta espressione del rimpianto. Nella Cina contemporanea, come in situazione di migrazione, si tende a semplificare questi riti. C’è nei cinesi un forte spirito di adattamento, e la semplificazione è accettata di buon grado, come è accaduto a Bolzano, dove un ristoratore cinese è morto vittima di un pirata della strada, che viaggiava contromano in autostrada. Il funerale è stato celebrato nella Sala del Commiato della città.
Grazie Marina per le parole pronunciate a Mantova durante il seminario “Vivere il morire tra sguardi, riti e saperi differenti”; introduzione, davvero opportuna, alle testimonianze delle comunità cinesi, nigeriana e islamica.
Se le “parole sono le cose”, come tante persone sostengono, allora è fondamentale prestare un ascolto attivo… alle espressioni che caratterizzano il linguaggio quotidiano.
Grazie a te, Giorgia. Spero sempre di dire cose stimolanti anche senza essere un operatore!
Generalizzare il dato migratorio, come fanno certi leghisti, è deleterio. Le presunte “invasioni” degli extracomunitari? La scomparsa degli italiani, sostituiti da cittadini dalla pelle scura? Ma in questo articolo leggo che i cinesi, una volta raggiunti gli “anta”, ritornano in patria. Nessuna invasione di mandarini, allora?
Proprio oggi leggo sui giornali che la Cina sta approvando una legge per autorizzare la nascita del secondo figlio… Ricordo un fatto importante per chi non conoscesse la cultura orientale: il culto dei morti, tanto importante, può essere proseguito solo dal primogenito maschile di ogni casata familiare, altrimenti i defunti non avrebbero pace in cielo! L’infanticidio femminile e la scomparsa delle donne in Cina, sono una conseguenza della religione e non del materialismo relativista. Ma c’è tanta gente che ama generalizzare senza mai approfondire. Questa gente è vile plebea – non starò generalizzando? 😛
Generalizzare il dato migratorio, come fanno certi leghisti, è deleterio. Le presunte “invasioni” degli extracomunitari? La scomparsa degli italiani, sostituiti da cittadini dalla pelle scura? Ma in questo articolo leggo che i cinesi, una v
olta raggiunti gli “anta”, ritornano in patria. Nessuna invasione di mandarini, allora?
Proprio oggi leggo sui giornali che la Cina sta approvando una legge per autorizzare la nascita del secondo figlio… Ricordo un fatto importante per chi non conoscesse la cultura orientale: il culto dei morti, tanto importante, può essere proseguito solo dal primogenito maschile di ogni casata familiare, altrimenti i defunti non avrebbero pace in cielo! L’infanticidio femminile e la scomparsa delle donne in Cina, sono una conseguenza della religione e non del materialismo relativista. Ma c’è tanta gente che ama generalizzare senza mai approfondire. Questa gente è vile plebea – non starò generalizzando? 😛
La seconda causa è la tradizione familiare e non il relativismo ammazzafamiglie. La dote infatti viene pagata dal padre della sposa… E se la miseria generalizzata è pari a quella del medioevo cristiano, allora si capisce come avere fede nella tradizione patriarcale sia deleterio.
Nella fretta di scrivere avevo dimenticato di aggiungere il commento finale sulla tradizione familiare.